Il Coffy Test vuole misurare le rappresentazioni
mentali che il bambino ha di sè e delle sue figure di riferimento in diverse
situazioni, piacevoli e non, ritenendo che l’incapacità di monitorare le
emozioni sia alla base dello sviluppo psicopatologico.
Per questo, sebbene basato sulla teoria
dell’attaccamento, non si propone la classificazione del bambino in uno delle
quattro tipologie (sicuro, ambivalente, evitante, disorganizzato), bensì un
rapido screening delle più vistose difficoltà emotive del soggetto nella
relazione con le figure di riferimento.
Il Coffy Test esplora rapidamente le rappresentazioni mentali del bambino,
informando:
- sull’aspettativa del bambino di una presenza affettuosa e comprensiva dei
genitori;
- sul ruolo protettivo dei genitori, piuttosto che su una possibile inversione
dei ruoli;
- sulla sua aspettativa di una consolazione materna (il “rifugio sicuro” di
Bowlby) e di un incoraggiamento all’autonomia da parte della figura paterna (la
“base sicura”);
- e sul ruolo normativo svolto dalle figure genitoriali e sulla comprensione da
parte del bambino dei limiti normativi; - sulla sua ansia di separazione dai
genitori;
- sulla sua propensione all’attività esplorativa o invece sul suo timore
dell’ignoto;
- sul suo rapporto con i coetanei, se caratterizzato da condivisione piuttosto
che da competizione/ostilità.
Valutazione qualitativa
Il Coffy Test si è rivelato interessante per l’abbondanza del materiale
proiettivo evocato, che si presta innanzi tutto ad una valutazione clinica
interpretativa, proficua per la conoscenza dello stato psichico dei soggetti
esaminati.
Dato che le tavole del test presentano situazioni che sono la
trasposizione nel mondo animale di situazioni simili a quelle che ogni bambino
vive nella quotidianità, il materiale proiettivo così evocato è facilmente
interpretabile, anzi ha un significato addirittura evidente.
I risultati del test
La valutazione quantitativa ha consentito la validazione statistica del test ed
oggi permette il confronto del punteggio ottenuto dal soggetto esaminato con i
punteggi di un campione di riferimento e di due campioni clinici di soggetti con
disturbi internalizzanti o esternalizzanti.
I punteggi sono risultati non influenzati dall’età (6-12anni) o dal sesso dei
soggetti.
Oggi abbiamo tre campioni di soggetti:
1) una popolazione scolastica di 300 bambini non selezionati ha ottenuto
punteggi mediamente intorno a
7;
2) un campione clinico composto da 200 ragazzi con disturbi psico-patologici di
tipo internalizzanti (tipo ansia, ecc) ha ottenuto punteggi intorno a
12;
3) un altro campione clinico composto da altri 150 ragazzi con disturbi
esternalizzanti (oppositivi, di condotta, ecc) ha ottenuto punteggi intorno a
14.
Le differenze tra i punteggi ottenuti dai tre gruppi sono risultate altamente
significative (P<0,0001 al test Kruskal-Wallis).
Interpretazione e limiti
In base a questi dati se il risultato di un
test è inferiore a 7 (mediana del gruppo di riferimento) lo si può considerare
come indice di un “basso rischio psico-patologico”; mentre se è superiore
a 14 (mediana del campione clinico con disturbi esternalizzanti) è ragionevole
ritenerlo indice di “alto rischio psico-patologico”.
Occorre però considerare che, sebbene le mediane dei tre gruppi differiscono in
misura molto significativa, in ogni gruppo ci sono soggetti che conseguono
punteggi minimi o massimi sovrapponibili, per cui i risultati
sono da assumere con prudenza nell'ambito del processo diagnostico-valutativo.
Almeno per il momento, non è ancora possibile utilizzare il Coffy Test per
confrontare l’attaccamento del minore verso uno o l’altro genitore, in quanto i
risultati suddivisi per le due serie di tavole (con personaggio paterno e con
personaggio materno) non forniscono risultati significativi.
Punteggi negativi: attaccamento disorganizzato?
In tutti e tre i
campioni, alcuni soggetti (3% del gruppo di riferimento, 12% degli internalizzanti e il 21% degli esternalizzanti)
hanno ricevuto un punteggio
superiore a 21, a causa di risposte costituite da dichiarazioni incoerenti (per
l'emergere di contenuti interni disturbanti); pensiamo che questi soggetti
possano avere un attaccamento disorganizzato e che il test abbia attivato
l'attaccamento facendo crollare le strategie di controllo.
Diverse osservazioni
cliniche ci fanno ritenere che questi soggetti con punteggi negativi abbiano non solo
probabilmente un attaccamento disorganizzato, ma un funzionamento borderline o pre-psicotico,
che può evidenziarsi in condizioni di stress emotivo.
Punteggi troppo buoni?
Altro limite è costituito dalla presenza di soggetti, probabilmente con
attaccamento distanziante, che non si identificano nel personaggio-sé, ma
interpretano bene le situazioni raffigurate nelle tavole, perché sono bravi a
leggere la mente dell’altro, anche se non sono molto in contatto con i propri
sentimenti, ottenendo così punteggi elevati.
Il problema è analogo a quello segnalato dalla prof.ssa Attili per il SAT, dove è
per questo consigliata la doppia somministrazione, cosa non possibile per il
Coffy Test, dove però risposte connotate da reazioni di evitamento possono
costituire un segnale per il clinico.